Esiste un modo molto particolare per scoprire l’età di una persona: osservare per cosa ride.
La comicità degli anni Duemila ha raggiunto delle vette di levatura incontrovertibile, fino alla consapevolezza ossimorica di dover “scherzare seriamente”. Partendo dall’umorismo frondista – in forma di cronaca – passando dalla comicità culturalmente spendibile (come quella ospitata da Fabio Fazio per intendersi) alla verbosa comicità di Amy Sherman Palladino, geniale creatrice di The Marvelous Mrs. Maisel, che insegna alla donna a concedersi di ridere e far ridere.
Comicità che diventa quindi un prodotto in grado di saziare tendenzialmente ogni palato, certamente ogni età, per arrivare ai sofisticati esiti di LOL, game show italiano su format giapponese, distribuito da Prime Video, che riesce a fornire sia una precisa identificazione anagrafica che una precisa geolocalizzazione del target. Agli inizi del 2000, per convinzione collettiva, chi guardava reality era un adolescente, o un giovanissimo del Sud dalle sovrastrutture culturali piuttosto basiche.
Oggi la comicità è prerogativa di professionisti che processano ogni dibattito sociale e che spesso sono gli unici a fornire al pubblico le parole per urlare il malcontento. Basti pensare che qualcuno ha pure vinto in politica, infatti.
La comicità comunque non conosce tramonto, e ne è una la fascinazione subita a lungo dalla Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) nei confronti di Sex and the city e dell’ostentazione del non saper cucinare, del non avere alcuna dimestichezza con i fornelli e impiegare il frigo-bar solo per conservare le creme viso, stereotipo della donna in carriera. Poi è stato il turno di MasterChef, che ha portato alla luca la nuova religione del millennial multitasking ad alto grado di perfezione.
La comicità è multigenerazionale e intergenerazionale. Difficile, però, ridere allo stesso ritmo generazionale.
Se la Silent Generation (1928–1945) legata a Jerry Lewis e Totò non disdegna Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, anche il più irremovibile radical chic Baby Boomer (1946–1964), che guarda alla comicità come agguato a ogni riflessione impegnata, si concede, al più, un verdonismo dolceamaro.
I riferimenti colti e veloci di Paola Cortellesi e Geppi Cucciari ammaliano gli esigentissimi Gen Y, i Gen Alpha (2010-21) prediligono The Jackal, che tanto hanno fatto storcere il naso alla Gialappa’s band, curiosamente ancora seguita dalla Generazione Z, soprattutto per Aldo, Giovanni e Giacomo.
Ridere… che passione!
Qualsiasi sia l’età.