The French Dispatch è arrivato finalmente in sala e ha mantenuto le sue premesse/promesse iniziali: è la summa del cinema di Wes Anderson. Nel bene e nel male.
La pellicola, che è la decima del cineasta, è stata definita una “lettera d’amore al giornalismo e ai giornalisti“. Racconta, con i toni della commedia tipica di Anderson, vicende e personaggi legati alla redazione parigina del quotidiano French Dispatch, edizione europea dell’americano Evening Sun di Liberty, Kansas. La storia segue tre distinte linee narrative che danno vita a una raccolta di racconti, pubblicata dal magazine, nel corso di alcuni decenni del XX secolo.
Siamo a Ennui-sur-Blasé, cittadina francese dove ha sede la redazione, che tratta argomenti di vario tipo, da articoli di politica mondiale, fino a quelli di cronaca, toccando temi di cultura generale, come arte, moda, cucina e storie di vita. Quando il direttore del giornale muore, i redattori decidono di pubblicare un numero commemorativo, che raccolga tutti gli articoli di successo che il French Dispatch ha pubblicato negli ultimi anni. Tra questi il film approfondisce tre episodi in particolare: il rapimento di uno chef, un artista condannato al carcere a vita per un duplice omicidio e un reportage sui moti studenteschi del ’68.
Il cast è a dir poco stellare: Bill Murray nei panni del direttore Arthur Howitzer Jr., i redattori interpretati da Elisabeth Moss, Tilda Swinton, Fisher Stevens, Griffin Dunne e il ritrattista Herbsaint Sazerac, che ha il volto di Owen Wilson. Nel cast del film anche Adrien Brody nel ruolo di un mercante d’arte di nome Julian Cadazio, Jeffrey Wright come Roebuck Wright, un giornalista gastronomico del Sud degli Stati Uniti, e Benicio del Toro insieme a Léa Seydoux, rispettivamente l’artista Moses Rosenthaler in carcere con ergastolo e la sua guardia carceraria Simone, nonché musa ispiratrice.
In questo film è facile trovare il solito Wes Anderson, fortunatamente avvezzo al suo classico stile, eppure completamente diverso, con un racconto volutamente frammentato che farà infuriare non pochi spettatori. Eppure l’idea è di sfogliare una vecchia rivista dalle tinte francesi, di entrare nelle sue storie, di capirle e comprenderle nel profondo.
Piccola, ma importante curiosità: la forma antologica ricorda un cinema tipicamente italiano.
“In tutta sincerità l’ispirazione arriva da “L’oro di Napoli” di De Sica – commenta lo stesso Anderson – Era un film che raccoglieva storie diverse, una tradizione molto italiana che ho ritrovato anche in Fellini, Pasolini, Visconti. The French Dispatch arriva proprio da lì.”
Qui il trailer del film.